Comunicato stampa ANCI Sardegna sulle opere dei Comuni definanziate dalla Regione

Pubblichiamo un primo elenco provvisorio delle opere definanziate dalla Regione ai Comuni della Sardegna. Emerge da una rapida lettura l’importanza delle opere che vengono bloccate: dalla rimozione dell’amianto nelle condotte gestite da Abbanoa ai finanziamenti per l’edilizia scolastica, il recupero dei siti estrattivi (come Dolianova), per giungere a casi clamorosi come quello del Comune alluvionato di Onanì dove si bloccano gli interventi urgenti sul ponte Laerru, alla messa in sicurezza delle Chiese, agli ecocentri nelle grandi realtà urbane e nei paesi, alle opere riguardanti la messa in sicurezza del territorio e la sistemazione idraulica di corsi d’acqua (Rio Sestu ad Elmas).

NOTA DEL PRESIDENTE ANCI SARDEGNA PIER SANDRO SCANO

 La Regione si riprende i fondi e blocca gli investimenti dei Comuni sardi

Tavolo urgente per risolvere il pasticcio

 Una valanga di decreti di definanziamento, si sta abbattendo sui Comuni, Province ed altri enti della Sardegna.

Stimiamo che in totale possa trattarsi di 90 milioni per l’Assessorato Regionale dei Lavori Pubblici  e di alcune decine di milioni per gli altri assessorati. Probabilmente non meno di 130 milioni.

E’ l’effetto devastante di una norma inserita dalla Giunta Regionale nella legge di assestamento. La nuova norma anticipa alla data di approvazione della legge (24 ottobre) le scadenze fissate dalla L.R. n.3/2009, per i finanziamenti 2011, al 31 dicembre 2014 (e, in altri casi, al 2015).

Viene previsto un fondo di 30 milioni, assolutamente inadeguato, per un possibile recupero delle opere definanziate, che sarebbe operativo, peraltro, solo da aprile.

Una parte delle opere definanziate, sono immediatamente appaltabili e cantierabili. Oggi.

La Regione punisce, quindi, i Comuni per ritardi e lentezze di cui è quasi totalmente responsabile essa stessa.

Inoltre non si comprende come la Regione possa ignorare che il patto di stabilità ha legato mani e piedi ai Comuni, vietando la gran parte degli investimenti.

La Regione ha fatto così esattamente l’opposto di quanto sarebbe stato necessario fare in questo momento. Ciò che bisognerebbe fare, questa è la nostra proposta, è prorogare di 3-6 mesi le scadenze del 31/12 per accelerare la spesa, creare lavoro e realizzare progetti importanti.

Il fatto che lo Stato stia procedendo, per il 2015, ad un allentamento sostanziale del patto di stabilità dei Comuni deve spingere la Regione sarda in questa direzione. Bisogna cogliere questa occasione.

La nostra proposta, rivolta al Presidente della Regione Pigliaru ed al Consiglio Regionale, è di metterci subito ad un tavolo per concordare con urgenza una soluzione condivisa. Lo stiamo chiedendo invano da dieci giorni.  I Comuni non vogliono lo scontro, vogliono solo la soluzione.

Aggiungiamo che la norma in questione non solo è stata adottata dalla Regione unilateralmente, cosa abbastanza inaudita (la Regione debitrice decide, da sola, di cancellare i suoi debiti verso i Comuni), ma che è di assai dubbia legittimità per un rilevante vizio di procedura. Le leggi di bilancio, compresi gli assestamenti, devono avere, in base alle norme vigenti, il parere obbligatorio del Consiglio delle Autonomie Locali. Se tale problema non verrà risolto con un’intesa, i Comuni e le Province  potranno quindi vedersi costretti a impugnare tutti decreti di definanziamento.

Ma la cosa più singolare è che da un lato la Regione dice: spendiamo le risorse disponibili, acceleriamo la spesa, promuoviamo la crescita e, dall’altra parte, la norma in questione va clamorosamente nella direzione opposta, rimandando la spesa per una parte dei progetti a dopo marzo e per una parte cancellando del tutto progetti ed investimenti.

Ecco perché proponiamo un confronto urgente e ci rivolgiamo al Consiglio Regionale, perché modifichi profondamente, e prima possibile, questa norma particolamente dannosa non solo per i Comuni ma per l’intera collettività sarda.

 

Anci Sardegna

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